da Superando.it
di fratel Giuseppe Brunelli e Luigi Politano
«Vogliamo impegnarci a creare le condizioni perché si verifichino stabili cambiamenti strutturali che permettano alla persona con disabilità di sviluppare e potenziare concretamente le sue capacità nel lavoro, utilizzandole al meglio»: è il messaggio rivolto al futuro Presidente della Regione Lazio, da parte delle tante organizzazioni aderenti al FORUM – Disabilità-Formazione-Lavoro di Roma
Nel luglio del 2012 – promosso dall'Opera don Calabria e dalla Comunità di Capodarco – abbiamo costituito a Roma il FORUM – Disabilità-Formazione-Lavoro. Attualmente hanno aderito all'iniziativa, sottoscrivendo il Manifesto Fondativo, quasi quaranta tra associazioni, enti e rappresentanze sindacali, nonché molti professionisti del settore sociale e sanitario, tutti preoccupati per il continuo ridursi delle opportunità di inclusione sociale per le persone con disabilità, ma, nel contempo tutti fortemente determinati a ricercare nuove strade, per proporre progetti efficaci e favorire l’inclusione lavorativa, perché non siano né la crisi, né i soli meccanismi del mercato a decidere le opportunità lavorative delle persone con disabilità.
Per tutti noi – e quindi, senza distinzione alcuna, anche per le persone con disabilità – il lavoro ha un profondo valore perché offre la possibilità di autorealizzarsi, di rivestire un ruolo attivo nella società, di raggiungere livelli soddisfacenti di autonomia psicologica ed economica e di partecipazione sociale. Del resto è ciò che afferma negli articoli 3 e 4 la nostra Costituzione, e che viene riaffermato anche dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall'Italia con la Legge 18/09.
Noi vogliamo che questi solenni princìpi non rimangano una pura enunciazione ideale, ma siano parte fondamentale di ogni azione politica, per rafforzare il riconoscimento del diritto al lavoro delle persone con disabilità con la rimozione degli ostacoli che limitano la libertà e il pieno sviluppo della persona umana.
Non possiamo però negarci il fatto che comunque l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità incontri spesso notevoli ostacoli. Non basta, infatti, orientare genericamente il nostro lavoro verso la prospettiva inclusiva. Noi vogliamo impegnarci a creare le condizioni perché si verifichino stabili cambiamenti strutturali che permettano alla persona con disabilità di sviluppare e potenziare le sue capacità e utilizzarle al meglio.
Per tutto questo chiediamo al futuro Presidente della Regione Lazio che si faccia convinto promotore di un diverso approccio politico nel Governo della Regione, segno di discontinuità con il passato.
Investire sulle capacità delle persone con disabilità, sostenendone le risorse e individuandone le possibilità, significa, a nostro parere, creare uno stile e un diverso modo di occuparsi della cosa pubblica, che riverbera e generalizza un benefico influsso sulla vita di tutti i Cittadini e che, con molta probabilità, permetterà di esercitare una sana riorganizzazione della spesa senza ridurre servizi e qualità della vita per tutti i Cittadini del Lazio.
Ci permettiamo, pertanto, di suggerire alcuni temi per noi fondamentali, per dare unitarietà e strutturazione operativa a tale approccio politico.
Un programma che pone al centro il lavoro ha bisogno di una visione, di una programmazione e di un governo unitari, considerando la scuola, la formazione e i processi di inclusione lavorativa come un unico percorso che ha bisogno di attivare una nuova interazione fra sistemi sia a livello “macro” (politiche, welfare, sistema sociale e istituzionale, piani sociosanitari regionali e territoriali) che a livello “micro” (la famiglia, la scuola, il lavoro, i servizi alla persona, la mobilità, il “dopo di noi-durante noi”, il tempo libero, lo sport…).
Si tratta, in sostanza, di creare condizioni di sviluppo grazie alle quali si renderanno disponibili opportunità occupazionali altrimenti impossibili, permettendo altresì una limpida applicazione della Legge 68/99 e consentendo la sperimentazione di nuove modalità di inclusione socio/lavorativa.
Si tratta, inoltre, di promuove sinergie “istituzionali” tra cooperazione, imprese e politiche di sviluppo, tese a garantire “cittadinanza” di diritti e doveri non solo per le persone con disabilità.
Da ultimo, vogliamo sottolineare che i processi di inclusione richiedono servizi di sostegno efficienti e professionisti motivati. È certamente necessaria una loro riorganizzazione, partendo dall’ormai improcrastinabile integrazione sociosanitaria.
Nel Lazio ci ritroviamo un sistema di servizi molto complesso ed eccessivamente frammentato, a volte ridondante e inadeguato, che fa fatica a dialogare con i suoi vari componenti. La separazione tra “sociale” (assistenza) e sanitario (cura) è la “madre di tutti i disagi operativi”, di tutti gli esasperanti “giri dell’oca” che i Cittadini sono costretti a compiere, e forse di tanti sprechi di risorse.
L'istituzione del Distretto Sociosanitario, punto unico di riferimento per tutti i Cittadini in relazione a programmazione – indirizzo – coordinamento – valutazione, rapporti amministrativi e accesso unico per i servizi sociali, sociosanitari e sanitari, potrebbe risultare un primo passo di semplificazione e di rispetto dell’unitarietà della persona. L’inserimento, poi, in ognuno dei Distretti Sociosanitari del Servizio per l'Inclusione Lavorativa (SIL) delle persone con disabilità completerebbe il sistema delle risposte.
Siamo a completa disposizione, per avviare, dal basso, una nuova stagione di buona qualità sociale per tutti i Cittadini della Regione Lazio, partendo, ovviamente, da coloro che da soli fanno fatica a tenere il passo.