Da Paese Sera
di Daniele Luongo
La struttura è passata attraverso le tante stagioni, alcune drammatiche, della Capitale, che ancora una volta oggi l'accoglie braccia aperte
Per amore degli ultimi, e della gente che si è rivolta al centro dal 1932, l'opera don Calabria è stata capace di rinnovarsi, ringiovanirsi, fino a trasformarsi. Oggi però si è fermata a celebrare una storia lunga e meravigliosa, fatta di attività socio-educative, vicinanza alle povertà antiche ed emergenti, e soprattutto quella sequela al Vangelo trasmessa dal suo fondatore.
LE ISTITUZIONI - Il Centro ha accolto vecchi e nuovi amici, compagni di viaggio e istituzioni che sono intervenute, fra cui Sveva Belviso, vice sindaco e assessore ai Servizi sociali e della Salute di Roma Capitale, Claudio Cecchini, assessore alle Politiche Sociali della Provincia e Mons. Enrico Feroci, portavoce di Roma Reciproca. Da sempre impegnata nella promozione dell'integrazione e dell'inclusione lavorativa dei disabili, l'Opera don Calabria oggi ha proposto un laboratorio di iniziative culturali e politiche per favorire una riflessione sul tema del disagio mentale.
DALLA PARTE DELLA SOFFERENZA - Nell'ambito dei numerosi interventi particolare rilievo hanno avuto le presentazioni dei libri “La sopravvivenza del ragno, ovvero del buon uso della libertà”, di Ruggero Piperno e Daniele D'Orazio e “Se questa è una donna”, del giornalista Luca Attanasio.
LA SOPRAVVIVENZA DEL RAGNO - Il primo è un testo fotografico frutto dell'esperienza di Articolo 3, un laboratorio di inclusione lavorativa dell'Opera di don Calabria, che pone l'accento sull'integrazione professionale delle persone con disabilità psichica e riflette la possibilità concreta di una società più equa, costruita con l'impegno e il contributo di ogni cittadino. “Mentre era intenta a pulire le scale – legge dal testo l'autore – Lina s'imbatte in un piccolo ragnetto domestico, è così piccolo che molti non l'avrebbero visto e l'avrebbero distrutto con una rovinosa passata di straccio. Altri avrebbero provato un irresistibile impulso a ucciderlo, ma lei no, senza esitazione lo lascia vivere. Si possono dire tante cose su questo libro – afferma Piperno – ma l'unica cosa che mi sento di dire è insieme la più semplice, ovvero che le cose con un po' di buona volontà si possono fare e sono d'insegnamento tanto per le persone disabili che per quelle normali”.
SE QUESTA E' UNA DONNA - Quello di Attanasio, invece, non è un saggio né un reportage dal mondo della “tortura”, ma un romanzo composto di tre narrazioni. La scelta dello stile deriva dalla maggiore facilità di lettura, ma anche e soprattutto, dall’idea di rappresentare attraverso queste storie il mondo drammatico delle donne vittime di tortura in maniera universale, dandogli una forma letteraria, poetica. “Queste storie non sono solo drammatiche – afferma l'autore – sono meravigliose, perchè rappresentano culture diversa di cui bisogna metterci in ascolto, culture che attraversano il nostro Paese. Sono il prototipo di umanità che può dare senso e direzione al mondo – conclude Attanasio - a questa Europa tra crisi e non senso, nella loro ricerca di lavoro, di serenità, figli e forza di volontà”.