di Ruggero Piperno
Ogni paziente deve essere informato, per legge, sulle cure che gli vengono proposte. La psicoterapia non dovrebbe fare eccezione. Orientamento professionale del terapeuta, diagnosi, finalità e obiettivi della cura, durata, costo, possibilità alternative, sono considerate informazioni indispensabili. Il compito è in realtà un po’ arduo sia per la complessità che per i tabù ancora legati ai disturbi psichici. Un breve e un po’ paradossale colloquio virtuale, declinato in tre post su questo blog, può aiutarci a farci un’idea.
“Cara/o signora/e, lei vorrebbe sapere il mio orientamento professionale. La capisco, è una materia molto complessa che rischia di apparire complicata. Solo nella città in cui viviamo ci sono oltre sessanta scuole di psicoterapia.
È una disciplina molto prolifica? Si, ma a volte l’interesse delle scuole a ritagliarsi nicchie di mercato sembra prevalere sulla ricerca di culture alternative. Del resto la psicoterapia è una disciplina poco oggettiva per cui ognuno la può interpretare un po’ a modo suo. Potrei dirle dove ho preso il mio diploma, ma prendere un titolo in una scuola non equivale ad appartenere per l’eternità alla stessa. Man mano che si cresce ci si dovrebbe differenziare e questo significa divergere, emanciparsi. Per me, che sono un medico psichiatra, il titolo di psicoterapeuta è compreso nel pacco dono della specializzazione.
I miei colleghi psicologi e i medici che non vogliono fare psichiatria, possono ottenere lo stesso titolo nelle scuole di specializzazione in psicoterapia, la maggior parte delle quali sono private (i medici sono di gran lunga una minoranza rispetto agli psicologi).
No, non c’è un grande sbarramento per essere ammessi.
Che differenza c’è fra uno psichiatra psicoterapeuta e uno psicologo psicoterapeuta? Nessuna quando fanno psicoterapia, ma gli psichiatri e i medici psicoterapeuti possono prescrivere degli psicofarmaci, gli psicologi no. Sono dunque i farmaci a differenziare queste due categorie? Non so, ma forse senza questo aspetto le distinzioni non avrebbero più tanto senso.
Si è vero, spesso anche gli psicoterapeuti sono stati a loro volta pazienti, io, per esempio, ho fatto una cura psicoanalitica. È indispensabile per diventare psicoterapeuti? No, la legge non lo prevede, molti pensano che sia utile, per alcuni è indispensabile, per altri superflua.
Sì, oltre alla psicoanalisi ci sono altri orientamenti ugualmente importanti, ad esempio le scuole cognitivo comportamentali, quelle di terapia familiare, quelle di gruppo e chissà quante altre. Vorrebbe sapere le differenze e, con tutta franchezza, se ce n’è una migliore. Guardi che è un bel ginepraio perché tutte queste scuole si suddividono in molte sottoscuole, talvolta possono essere più simili psicoterapeuti di scuole diverse che colleghi della stessa scuola. Personalmente nel corso di questi anni mi sono reso conto che le persone vengono in psicoterapia per motivi molto diversi, che magari cambiano nel corso del trattamento. Allora ho cercato di calibrare il mio metodo alle loro mutevoli necessità piuttosto che selezionare i pazienti in funzione del mio modello.
Quindi, visto che mi chiamo Ruggero mi definirei un ruggeriano. Ho passato il segno? Mi vede come un eclettico opportunista, un relativista presuntuoso e senza scrupoli, un Frankenstein che le ha messo ancora più confusione? Capisco, ma le confesserò una debolezza, non amo le razze pure.