La Mensa Sociale è un servizio dell'Opera don Calabria di Roma, aperto il 9 gennaio del 2012, in collaborazione con “Roma Capitale”, per offrire un pasto quotidiano ad oltre cento cittadini, che sono in difficoltà nel poter accedere a questa possibilità. La mensa offre quindi cibo a persone di qualsiasi credo, nazionalità, censo, stato mentale; ma non solo cibo, perché fin dall’inizio della vita il cibo non è soltanto nutrimento. Attraverso il cibo non si nutre solo il corpo. Madre e figlio si confrontano, comunicano, entrano in sintonia attraverso il cibo e sarà l’insieme di questi aspetti a plasmare una buona relazione, che permetterà una crescita soddisfacente.
La mensa sociale dell'Opera don Calabria vuole offrire una tavola di famiglia, un luogo amichevole, dove chi viene possa passare un po' di tempo sereno, sentendosi accudito e provando un senso di appartenenza, che gli permetta di addolcire la solitudine e le difficoltà della vita. Un luogo dove chi vuole può accettare l'offerta di curare la sua persona, pulire i suoi vestiti, conoscere gli altri e se stesso. Un luogo dove il corpo e lo spirito di ogni persona possono trovare la possibilità di accrescersi a vicenda.
Questo servizio segue la filosofia generale dell’Opera don Calabria di Roma, che vede ogni momento della vita umana come il lavoro, il mangiare, il tempo libero, non esclusivamente limitati alla loro funzione specifica, produrre, sfamarsi, divertirsi, ma come momenti potenziali per sviluppare l’autenticità del proprio essere nel mondo, il piacere della socializzazione, dell’essere insieme, del senso di cittadinanza.
Se parliamo di mensa parliamo di fame. Benedetto XVI, visitando, nel novembre del 2009, la sede della Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite a Roma, ha affermato che la fame nel mondo non deve mai diventare una questione di indifferenza. Mai!
Assistiamo oggi ad una progressiva crescita della fame nel mondo nonostante la sufficienza delle scorte alimentari prodotte a livello mondiale. Quindi la fame nel mondo, non è un problema di mancanza ma di distribuzione e si potrebbe risolvere se diventasse obiettivo prioritario delle politiche mondiali. Per il momento il cibo nel mondo è suddiviso fra abbondanza e difetto, fra spreco e mancanza, fra eccesso alimentare, con le malattie conseguenti, e denutrizione con altre malattie collegate, fino alla morte. Ci piacerebbe una mensa che potesse sfamare tutti i bambini del mondo, purtroppo l’apertura di una mensa sociale ha una funzione molto più ridotta, ma speriamo altrettanto importante nei limiti del territorio in cui opera. La mensa sociale deve pertanto rappresentare non solo cibo per chi ha fame, ma il simbolo che la presenza, in questo caso di cibo, possa procurare giustamente soddisfazione ma anche coscienza della mancanza, dell’ingiustizia e della sperequazione.
Se parliamo di ascolto dobbiamo ricordare le parole di Madre Teresa di Calcutta: “Molti parlano dei poveri, ma pochi parlano con i poveri.” Le persone parlano da sole quando sono state deluse nel parlare con gli altri. La mensa sociale prevede la presenza di psicologi, assistenti sociali, volontari che possono offrire a chi viene la possibilità di raccontarsi, di sentirsi accolto, di condividere le proprie sofferenze e i propri bisogni, di riscoprire, attraverso il dialogo con l’altro, le proprie potenzialità. A volte sarà possibile trovare soluzioni insieme o attivare una rete sociale di rapporti, che possa portare benefici concreti.
Anche quando questo obiettivo non può essere realisticamente raggiunto, la mensa e i suoi servizi satelliti, potranno rappresentare la presenza di un altro desideroso di ascoltare, che può alleviare il senso di solitudine.
Se parliamo di relazione e socialità non possiamo ignorare il corpo. Il corpo e i vestiti sono i nostri mediatori sociali e la parte più evidente del nostro spirito. Chi trascura il proprio corpo probabilmente non si apprezza come persona, con il pericolo di essere sempre meno apprezzato dagli altri in un circolo vizioso pericoloso, che porta all’esclusione e all’emarginazione. Dare l’opportunità di curare il proprio corpo e i propri vestiti, non come imposizione ma come aiuto all’amor proprio, diventa parte integrante del progetto.
Se parliamo di emergenza sociale dobbiamo cercare di comprendere il destino delle persone per limitare i percorsi involutivi e sviluppare percorsi virtuosi. Le storie delle persone sono soggette alla contingenza e alla provvidenza, solo in parte alla nostra buona volontà, non possono essere conosciute a priori, ma se narrate, costituiscono una ricchezza che può restituire a ciascuno il senso della propria vita e alla società, nel suo complesso, il gioco delle responsabilità collettive. La mensa sociale e lo sportello di ascolto costituiscono allora un archivio che ci permette una visione della storia, dove si sfumano i confini fra chi viene ascoltato e chi ascolta.
Per utilizzare i pasti le persone devono ottenere l’autorizzazione dal proprio Municipio di residenza, che segnala all’Opera don Calabria il nome della persona e il numero dei pasti concessi.
Ringraziamo i molti volontari dell’Associazione Francesco Perez, senza i quali non saremmo stati in grado di aprire questo servizio.